Terminati i racconti dell’esperienza bordolese, torniamo con un articolo su un vino italiano prodotto vicino a Bolgheri, in Toscana, e che molto deve ai suoi illustri parenti d’Oltralpe.
Qualche tempo fa, infatti, a Milano abbiamo avuto la fortuna di partecipare a un evento molto particolare, la verticale di Guado al Tasso, uno dei vini “bandiera” dell’omonima tenuta dei Marchesi Antinori, cognome che forse avrete già sentito o letto sulla facciata di qualche “palazzetto” fiorentino (vd. Antinori).
Ci siamo ritenuti fortunati per due motivi: innanzitutto è una grande occasione bere un vino di una tale caratura; la seconda motivazione è il fatto che la verticale stessa è una grande esperienza e, se fatta per un vino di qualità, permette di vivere l’evoluzione nel tempo della tecnica enologica di una determinata proprietà. In verità, un altro motivo per il quale l’esperienza è stata unica è che il vino Guado al Tasso 2008 si è aggiudicato il primo posto nella classifica mondiale dei Top 100 Cellar Selections 2012, secondo la rivista americana WineEnthusiast.
Certo, le classifiche redatte dagli americani tengono conto della facilità con cui i vini possono essere acquistati negli Stati Uniti e questo criterio potrebbe escludere delle eccellenze europee. Comunque sia, il riconoscimento è importante ed è a livello globale. E proprio quel vino, appena versato nel bicchiere, ha espresso immediatamente la sua eccezionale personalità, emanando un profumo di grande intensità.
Massimo di WineTip non delude: l’organizzazione è perfetta e la preparazione come sempre ottima. I bicchieri, numerati, vengono riempiti partendo dal vino più giovane fino a quello più maturo. I tempi sono importanti. Dopo il 2008 vengono poi serviti il 2005, il 2001, il 1998 (considerato dal Marchese il miglior risultato degli anni ’90) e il 1995.
Guado al Tasso è un Super Tuscan giovane (in generale, i Super Tuscan sono vini nati in tempi recenti, il primo dei quali è stato il celebre Sassicaia nel 1948): il “tentativo” iniziale risale infatti al 1990 e gli ultimi due di questa verticale risentono ancora di una certa “inesperienza“, se così si può dire.
Il primo – annata 2008 – è incredibile: un profumo così intenso da riempire il naso a un metro di distanza. Estremamente fruttato, fa prevalere il Cabernet “ingentilito dai venti di tramontana che soffiano sulla tenuta”.
Nel 2005 si sente che le componenti terziarie avanzano progressivamente e la morbidezza attenua le componenti forti presenti nel primo. Notevole è la componente erbacea di questo vino quasi didattico, che esprime molto bene il fieno e l’erba appena tagliata.
Il terzo vino entusiasma poco i presenti, mentre il quarto, annata 1998, coerentemente con i primi due, esprime al meglio le spezie dolci maturate in quasi 13 anni di bottiglia e 18 mesi di barrique: la sua complessità è ottima e tra i riconoscimenti, in sala, si parla di “camino appena spento”, cenere e “caramello bruciato”. Riuscire a identificare tutte le componenti è difficile, quasi impossibile.
Il vino più datato risulta un po’ torbido e ciò non stupisce: forse per l’annata, forse per un’esperienza da affinare o perché offuscato dagli altri.
Al termine, si vota per scegliere il vincitore della serata. Nella classifica dei degustatori, la preferenza è netta e premia l’armonia espressa meglio dal 1998. Il prezzo invece risente del giudizio della rivista americana.
Concludiamo la serata con una bella foto di gruppo per immortalare la nostra prima verticale di spessore.